La metamorfosi grillina nell’alleanza di governo

(di Massimo De Simoni)

 

Le recenti elezioni europee hanno dimostrato come il primo anno di governo abbia logorato i cinque stelle oltre ogni ragionevole previsione a causa di una evidente subalternità politica rispetto alla Lega e a Salvini in modo particolare.

L’accordo-contratto ha infatti creato le condizioni di una vera e propria complicità quando il Movimento è stato costretto ad accettare dei compromessi con alcune impostazioni che erano alla base della sua stessa esistenza politica; e la complicità, come è noto, indica la condivisione di azioni e obiettivi non leciti.

Condoni e sanatorie, anche chiamandoli “pace fiscale”, rimangono pur sempre condoni e sanatorie; salvare Salvini dal processo per il sequestro dei migranti sulla nave Diciotti per il solo fatto che la violazione di legge operata dal Ministro dell’Interno rappresentava la linea politica del governo, introduce un principio pericoloso che può aprire le porte ad altre violazioni di legge che trovassero in futuro un consenso del ministro o del governo pro-tempore.

Tutto ciò non è in contrasto solo con il tanto decantato “rigorismo” grillino, ma soprattutto con i principi della certezza del diritto e della divisione di poteri tra organi dello Stato.

Dopo la fase della complicità e dei prezzi elettorali che per questo ha pagato nelle elezioni europee, per il Movimento cinque stelle si apre una fase ancora più delicata che lo vede di fatto in ostaggio della Lega per l’impossibilità da un lato di sostenere con forza una propria iniziativa politica e dall’altro di invocare elezioni anticipate che vedrebbero i pentastellati fortemente ridimensionati rispetto al voto politico del marzo 2018.

Il Salvini tonificato dal risultato elettorale tenderà a dettare l’agenda politica lasciando sempre meno spazio alle ragioni dei cinque stelle, potendo contare su un atteggiamento molto morbido di Di Maio ed altri esponenti del Movimento per i quali la chiusura di questa esperienza di governo segnerebbe anche la fine della loro avventura politica.

Il nuovo decreto-sicurezza con il quale il Ministro dell’Interno accentra su se stesso poteri e funzioni sottraendole ad altri dicasteri, come anche l’annuncio di provvedimenti economici e riforme della giustizia da parte dello stesso Salvini, senza che i cinque stelle battano ciglio, indica lo sbilanciamento politico che si sta producendo nel governo in seguito al risultato elettorale del 26 maggio.

Come finirà? E’ difficile dirlo con certezza, ma se Di Maio e company saranno presi dalla cosiddetta “Sindrome di Stoccolma” potrebbero addirittura provare un sentimento per chi li tiene politicamente in ostaggio e quindi proseguire nell’attività governativa; e poi ad essere presi in ostaggio sarebbero gli italiani.