(di Massimo De Simoni)

E’ probabilmente superfluo spendere ulteriori parole per condannare il delirante video nel quale Beppe Grillo prende (a suo modo!) le difese del figlio per una vicenda che lo vede indagato per un brutto e grave episodio di violenza ai danni di una ragazza; ovviamente il merito della questione lo lasciamo alla valutazione ed al lavoro delle autorità competenti.
E’ invece opportuno stigmatizzare la scelta – assolutamente inaccettabile – di fare quel messaggio dai toni violenti e minacciosi, soprattutto se a farlo è una persona che da anni non perde occasione per fare del giustizialismo speculativo e parassitario da quattro soldi (o forse anche meno) ai danni di chiunque abbia la sventura di essere anche solo sfiorato da un sospetto o da un’ipotesi di reato; troppo facile e troppo comodo sostenere che la vicenda del proprio familiare “è un’altra cosa”.
Quel messaggio ci dice che purtroppo, sotto il vestito buono che viene esibito per frequentare i palazzi istituzionali, in una parte del Movimento 5S alberga ancora una cultura del “vaffa” che mostra di avere uno scarso rispetto per la cultura del diritto, per le regole e per le garanzie che spettano ad ogni persona indipendentemente dalla sua condizione sociale. E’ quindi ora che nel M5S si levino le voci di chi non è più disposto ad accettare questo stucchevole “doppiopesismo” ed opta invece per il rispetto dei principi e delle garanzie che la Costituzione mette a disposizione di ogni cittadino; principi e garanzie che valgono anche per Ciro Grillo, ma non certo grazie a ciò che il padre Beppe ha detto e fatto da quando ha smesso di fare il comico per darsi (ahimè!) alla politica.