(di Massimo De Simoni)
(nota già pubblicata su Agire Polis)

Passano gli anni, cambia il secolo e il mondo, ma non il vizio russo di regolare le questioni di politica estera usando i carri armati. E’ cambiato il regime, ma non si vede nulla di diverso rispetto alla rozza politica dell’ex URSS irrispettosa della dignità delle persone e della libertà di autodeterminazione dei popoli e degli stati.

Ascoltando Putin si ha l’impressione che stia vivendo nel secolo sbagliato; parla di annessione, di “grande Russia” e di confini da modificare con l’uso della forza militare in una logica a dir poco “imperialistica”. Per ironia della storia tutto ciò avviene esattamente a cento anni dal quel 1922 che vide nascere l’Unione Sovietica, un regime autoritario e imperialista con chiari obiettivi espansionistici. Sappiamo poi come è finita, ma ricordiamo anche quanta sofferenza e quanto sangue è stato sparso prima che si arrivasse all’epilogo di quella tragica vicenda storica e politica.

Le notizie e le minacce di queste ore ci trasmettono angoscia e preoccupazione per una situazione che potrebbe creare in Europa la peggiore condizione che si sia mai registrata dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. Ma un conflitto lungo sarebbe insidioso anche per lo stesso Putin non solo per l’isolamento internazionale, ma anche per un consenso interno che è meno granitico di quel che si possa immaginare dall’esterno; su questo conflitto non c’è infatti il consenso di una grande parte dell’opinione pubblica russa e anche di una parte dell’oligarchia dominante. La storia, anche europea, ci insegna poi che difficilmente le guerre sono vinte da chi le inizia.

Un’ultima considerazione sul ruolo dell’Unione Europea. Chi accusa UE e USA per la debolezza delle risposte messe in campo, dovrebbe aver chiaro che rispondere con gli stessi mezzi russi (peraltro in un paese non aderente alla NATO) innalzerebbe il livello e il perimetro del conflitto con conseguenze imprevedibili. Anche questo conflitto deve invece essere l’occasione per riaffermare il primato della politica e della diplomazia, come valori irrinunciabili della cultura europea ed occidentale.