(di Massimo De Simoni)

L’infelice uscita della Presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, chiama a delle valutazioni che è bene non fare a caldo, ma quando è trascorso qualche giorno dalla rettifica riparatoria.

Con la sua incauta dichiarazione la Lagarde ha emulato la tragica lavata di mani di Ponzio Pilato, non riuscendo a fare una valutazione politica di ciò che stava dicendo e soprattutto del contesto di difficoltà assolutamente straordinaria e inedita che sta interessando l’Italia e progressivamente l’Europa e il mondo intero.

Al termine di un intervento – nel quale peraltro ha illustrato gli interventi della BCE per fornire una garanzia sul rischio che le banche affrontano per concedere credito alle imprese e soprattutto alle PMI – la Lagarde rispondendo alla domanda di un giornalista sulle difficoltà che stanno interessando l’Italia ha risposto in modo assolutamente sconclusionato dicendo che “la BCE non può abolire gli spread”.

Non è chiaro chi gli abbia mai chiesto una cosa del genere! La risposta infatti – oltre che sbagliata in termini politici – è anche non pertinente rispetto al quesito.

In questi casi non si sa mai cosa augurarsi, ovvero se lo “scivolone” sia stato il frutto di un pensiero compiuto, di un errore o “voce dal sen fuggita” (che il Metastasio completa con “poi richiamar non vale”!).

Da quella posizione non si possono fare passi falsi perché anche una semplice svista genera delle gravi ripercussioni sui mercati finanziari con crollo degli indici di borsa, innalzamento dello spread e conseguenti azioni speculative a danno delle economie degli stati, delle imprese e delle famiglie.

Le istituzioni finanziarie comunitarie non possono essere guidate con rigidità tecnocratica o con opportunismo pilatesco; la BCE che serve all’Europa è quella che in questi giorni – cambiando indirizzo rispetto al precedente “scivolone” – ha annunciato di essere pronta ad assorbire titoli di debito pubblico per 750 miliardi di euro e ad immettere sul mercato finanziario liquidità per circa tremila miliardi di euro, mostrando di avere la capacità di compenetrarsi nei problemi dei cittadini europei.