(di Massimo De Simoni)

 

Le imminenti elezioni amministrative e i recenti episodi che hanno visto dei sindaci coinvolti in questioni giudiziarie quantomeno discutibili, hanno favorito l’avvio di un dibattito sul ruolo dei primi cittadini, sui rischi legati allo svolgimento della funzione e sull’adeguatezza di mezzi e risorse a loro disposizione.

Il caso che ha innescato il dibattito è stato quello dell’avviso di garanzia recapitato al Sindaco di Crema perché in una scuola comunale un bambino era rimasto con una mano in mezzo ad una porta che si chiudeva; qualunque incidente è deprecabile e va evitato, ma ritenere che per un episodio del genere si possa configurare una responsabilità penale (per lesioni colpose) del Sindaco, diventa oggettivamente di difficile comprensione. Il risultato è che quello che veniva definito “il mestiere più bello..” – perché consente di impegnarsi in modo concreto per il benessere della propria comunità – si trasforma nel “mestiere più pericoloso..” con la conseguenza che oggi si fatica a trovare persone disposte a mettersi al servizio dei cittadini.

Va detto che la politica – in senso lato – non è immune da colpe, seppure ciascuno con responsabilità diverse; quello descritto è infatti il risultato della continua delegittimazione della politica di questi ultimi anni e del giustizialismo che ha cercato di approfittarne per rastrellare consensi in modo assolutamente populistico e demagogico. Si aggiunga che nella quasi totalità dei casi gli interventi necessari per evitare taluni incidenti (scuole, uffici pubblici, strade, ecc.) non si realizzano a causa della cronica scarsità di risorse economiche a disposizione degli enti locali.

Sarebbe opportuno che gli amministratori (come anche amministrativi e tecnici) fossero chiamati a rispondere per ciò che dipende direttamente dalle loro scelte o per le omissioni di cui si rendessero eventualmente responsabili, piuttosto che per colpe ascrivibili a questioni più complesse ed articolate che non sono nella disponibilità degli amministratori e del personale che opera negli enti locali.

L’ultimo intervento legislativo significativo in materia comunale risale al 1993, quando la Legge n. 81 introdusse l’elezione diretta dei sindaci. Si trattò di un intervento che creò un rapporto diretto tra eletti ed elettori, ma aumentò molto anche la responsabilità e l’esposizione degli amministratori.

A quasi trent’anni da quella legge non servono particolari guarentigie, ma un intervento normativo che riequilibri poteri e funzioni degli amministratori per evitare che di fatto gli oneri sopravanzino di gran lunga gli onori, scoraggiando definitivamente le migliori energie nel porsi al servizio della comunità. Ma soprattutto va ridata dignità all’impegno politico, alla “migliore politica, posta al servizio del vero bene comune” come ci ricorda Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti.