(di Massimo De Simoni)

 

Una vita breve ma intensa quella di Alberto Marvelli tra attività caritatevole, impegno nel sociale e nella politica; una vita interrottasi prematuramente all’età di ventotto anni e ispirata a Pier Giorgio Frassati. Alberto si forma nell’oratorio salesiano di Rimini e laureatosi in ingegneria ebbe tra le sue esperienze lavorative anche quella della Fiat, ma la sua vocazione era di altro genere.

Nel ‘43 fu arrestato per aver contraffatto dei documenti per salvare dei ragazzi che non volevano essere arruolati nell’esercito della repubblica di Salò.

Durante un bombardamento riuscì a fuggire e continuò ad aiutare persone e famiglie a mettersi in salvo dagli orrori della guerra con un’azione instancabile; i suoi concittadini dicevano che tanta forza e determinazione gli veniva dall’avere la “camicia della Madonna” come fosse uno scudo protettivo regalatole dal Cielo.

Riorganizzò l’Università Popolare che era stata chiusa dal regime fascista e il gruppo dei laureati cattolici; diede vita ad una mensa e al cosiddetto “armadio del povero” per rispondere alle esigenze primarie di molte persone che vivevano in condizioni di grave indigenza.

Fu nominato dal Comitato di Liberazione Nazionale – in rappresentanza della Democrazia Cristiana – Assessore della nuova Giunta comunale con delega su Alloggi e Edilizia. Nel ’46 l’amicizia con Benigno Zaccagnini e i pressanti inviti di quest’ultimo, convincono Alberto a candidarsi alle elezioni comunali nella lista del partito dello scudo crociato; in quello stesso anno muore per un incidente stradale.

Preghiera, studio, lavoro, impegno sociale e politico fanno di Alberto Marvelli un vero manovale della carità e che lo porta alla beatificazione voluta nel 2004 da Giovanni Paolo II.

Un esempio per tutti e uno stimolo per impegnarci in modo sempre più efficace.